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Dany&Luca.....le nostre emozioni Daniela Fazzolari e Luca Ward...due attori che ci regalano una miriade di emozioni

Ossezia, rilasciati 26 ostaggi: sono donne e bambini

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    kira1978
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    Dany&LucaOfficialFanForever
    00 05/09/2004 11:34
    A Beslan è l'ora della rabbia "Non basta pagare i funerali"

    BESLAN - Centinaia di cancelli si aprono, come fossero finestre da cui può fuggire un'aria malata. In Ossezia segnalano una famiglia che si prepara al lutto: i vivi aprono ai defunti le vie del cielo. Centinaia di cancelli, centinaia di morti. Accanto ad ogni cancello una famiglia seduta su una panca, vestita di nero, in attesa di riavere almeno un corpo. Qui tre, là due, più avanti quattro, altri tre nella casa successiva. In una sola strada contiamo quaranta cancelli.

    La strage dei bambini e delle loro mamme, quella dei padri che chiedevano di essere uccisi al posto dei figli, è un macigno che nessuno potrà più sollevare da Beslan. Un carico di vite che qui marca la fine e l'inizio della storia. L'eredità di un ricordo che graverà per sempre sulla gente del Caucaso.

    Ora la scuola sembra uno scheletro. Restano solo travi d'acciaio, piegate dal calore dell'incendio. Sotto, macerie. Attorno, il cortile, è ciò che rimane di un campo di battaglia. Sacchi neri accolgono i cadaveri irriconoscibili, arsi e consumati dalle fiamme. Dalle finestre al primo piano, il solo a reggersi ancora, si vedono i libri, i quaderni, le lavagne. Un armadio sfondato da una granata mostra alcune paia di scarpine di ginnastica. Una scritta, vecchia e impegnativa: "Viva chi vive".

    Al lavoro ora ci sono le ruspe. Nessuna speranza di trovare ancora qualcuno in vita. Si spostano calcinacci e mattoni, vetri. Il luogo dei martirio sarà abbattuto. Al suo posto, annunciano le autorità, sarà eretto un monumento. "Lo Stato sa pagare solo le lapidi - commenta la folla ancora raccolta fuori dal teatro che per tre giorni ha accolto i parenti degli ostaggi - ma non ha saputo salvare i nostri figli". Per il monumento in ricordo della strage di Beslan, verrà bandita una gara internazionale. Il conto sarà spedito a Mosca.

    Alla disperazione di venerdì succedono il crollo e la rabbia. Per tutta la notte migliaia di persone hanno vagato tra gli ospedali, scorrendo liste di feriti compilate a mano e affisse sui muri. Cento telefonate, visite a vicini, corse tra il quartier generale dei soccorritori e il punto da cui le ambulanze partivano senza distinguere tra vivi e morti. Per i parenti è il giorno del cedimento nervoso. Chi ha trovato vivi figli, mogli o mariti, crolla sfinito in casa. Andare in ospedale, oggi, per i parenti significa che il destino ha rinviato l'ultimo appuntamento. Sollievo e assieme un senso di ingiustizia, come una colpa da scontare, prima o poi.

    Coloro che hanno letto nomi e cognomi sugli elenchi dei deceduti, sostano davanti agli obitori per chiedere almeno la grazia di recuperare un corpo. Quelli che non hanno né morti, né feriti, né fuggiti, sono accasciati sulle transenne che ormai isolano l'area attorno all'istituto. Dispersi: oltre un centinaio. Secondo le autorità potrebbe essere gente impegnata nei soccorsi, o nella stupefacente caccia a fantomatici - testuale da comunicato - "terroristi islamici ancora non individuati". Ma nelle case dei "dispersi al lavoro" ci si prepara ad aprire il cancello, annuncio del funerale.

    Colonne di carri armati e camion carichi di soldati lasciano la città. A ricevere il presidente Vladimir Putin, all'alba in visita all'ospedale, non c'è andato nessuno. Non ci sono applausi, per polizia ed esercito. "Sembrava dovessero conquistare l'America - dice Yuri Bezhidev - invece sono stati fermati per dieci ore da un pugno di terroristi. Gridano, sparano, esibiscono elicotteri e blindati, ma nemmeno un briciolo di testa, qualcuno che comandi". Accuse incrociate. "Se non ci fossero state le milizie locali - attaccano gli uomini scelti dell'Omon - avremmo avuto un problema in meno. Dilettanti con il mitra, hanno fatto confusione. Così i guerriglieri si sono potuti confondere tra chi cercava di cacciarli. E noi abbiamo dovuto occuparci sia dei terroristi che degli uomini di Beslan che volevano giocare alla guerra".

    Il fallimento dell'intervento dei reparti speciali è però evidente. Quasi 400 morti, in base alle indistinte stime ufficiali che non indicano il numero dei bambini, attestano che l'imponente macchina dell'assalto non ha funzionato. Il crollo delle teste di cuoio, dopo l'ennesimo dei servizi segreti. "Ma ogni catastrofe - grida Telik Gibilov - i generali vengono promossi. In un altro Paese li licenzierebbero: qui, da domani, avanzano di carriera. Capite? La corruzione di polizia e forze dell'ordine è arrivata al punto che i guerriglieri abbiano un listino con i prezzi degli attentati nei vari posti.

    La scuola di Beslan era tra i luoghi più economici. Hanno stivato le armi, passato i posti di blocco, sequestrato i camion: tutto per pochi dollari. E oggi ci dicono che il confine tra Ossezia del Nord e Inguscezia è stato chiuso: oggi, dopo 14 anni di sequestri e rapine, dopo la strage degli innocenti".

    Potrebbero sembrare gli sfoghi di individui esasperati. Invece la rabbia di Beslan, poco dopo mezzogiorno, esplode. Sulla piazza del teatro parlano il ministro delle Finanze, Mikhail Urtaev, e il vice ministro della difesa, Soslan Sikoev. Il primo annuncia trionfante che tutti i costi per i funerali delle vittime saranno a carico del governo. Il secondo propone una fossa comune per tutti i morti, affinché "il ricordo non distingua un singolo, ma tutti i nostri cari caduti".

    Mentre ancora nessuno sa cosa sia accaduto davvero, quali siano state le indicazioni reali trasmesse da Mosca, né quanti manchino all'appello, i due annunci producono gli effetti di un terremoto. La folla comincia a gridare, vorrebbe tirare giù dal podio i due politici. "I nostri cari sono morti per colpa loro - urla l'anziana Vera - e pensano di cavarsela pagando bara e montone? Non ci hanno fatto vedere i cadaveri, non ci restituiscono i corpi, e ci vengono a parlare di fosse comuni? Dove sono i loro figli? A studiare in Svizzera: si dimettano, se hanno una dignità". Sikoev assicura di essere pronto a lasciare il posto, ma che nulla cambierà lo stesso.

    E i parenti degli ostaggi si indignano ancora di più. "Hanno i cadaveri già nei camion frigo - grida Aslan Tek - per portarli via e non dire mai al mondo quanti bambini e quante madri hanno lasciato uccidere. No: noi vogliamo i nostri cari, pretendiamo un funerale per ogni vittima. Abbiamo il diritto di riavere quei corpi. E un montone non basta". Il tema, a Beslan, è di una certa importanza. Ad ogni rito funebre, per tradizione, partecipano tra mille e duemila persone. Sono tutti mezzi parenti, in Ossezia, oppure si conoscono.

    Vengono organizzati pullman, per le esequie, che raccolgono gente in tutta la regione. E la famiglia del morto offre un banchetto a base di carne. "Un montone non basta - spiega Alan Gibilov - per ogni funerale dei bambini della scuola ci saranno migliaia di persone. Servono almeno un toro e un paio di montoni a testa. Un toro costa 15 mila rubli (circa 450 euro ndr), un montone 2 mila. Ci sono famiglie che hanno avuto tre o quattro vittime: se la Russia non vuole spendere nemmeno qualche migliaio di rubli per far seppellire i nostri figli, significa che avevano ragione i terroristi: di noi al Cremlino non è mai interessato nulla".

    I due politici riescono a lasciare la piazza protetti da alcuni agenti e la folla promette che lunedì sfilerà sotto gli uffici del presidente dell'Ossezia del Nord, a Vladikavkaz. Gridano che se Alexander Zazhokov ha rifiutato di incontrare i guerriglieri, non potrà sottrarsi all'incontro con la sua gente. Chiedono di avere presto i corpi, di poter fare funerali singoli entro martedì, di sapere con esattezza il numero dei morti complessivo e quello dei bambini.

    L'odio etnico si sparge negli slogan contro i ceceni e contro gli ingusci. Guerre antiche, omicidi non vendicati nel sangue, che riaffiorano in decine di storie personali che tentano di giustificare la voglia di farsi giustizia da sé. La strage nella scuola di Beslan ormai ha risvegliato il mostro dei rancori di clan: nuove guerre, altri orrori, si annunciano nel martoriato Caucaso del Nord. Una vecchia, sorretta da altre due, cerca di entrare nel quartier generale delle autorità, dentro il municipio. Due agenti le si parano davanti, con il mitra spianato. "Accesso vietato", sibilano. Lei infila qualcosa nel taschino di uno. E' la foto dei tre nipotini a cui non potrà più raccontare le sue storie.
    (5 settembre 2004)

    www.repubblica.it
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    Roydup
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    Dany&LucaOfficialFanForever
    00 05/09/2004 11:36
    Che tragedia [SM=x410668] [SM=x410697].....ufffffff [SM=g27819]



    "Potrai avere tutti i dubbi che vuoi, potrai odiarmi per il resto della tua vita, ma non potrai mai mettere in dubbio l'amore che provo per te...Da quando è cominciata la nostra storia, io ti ho amata con tutto me stesso, senza dubbi, senza riserve, come se ogni mio respiro dipendesse dal tuo...ti ho amata come si ama l'unica donna al mondo"(Luca Ward-Massimo Forti)

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    kira1978
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    Dany&LucaOfficialFanForever
    00 05/09/2004 11:57
    Re:

    Scritto da: kira1978 04/09/2004 8.59

    "Puoi salvare uno dei tuoi figli"
    La scelta impossibile di Zalina
    di KIM MURPHY


    BESLAN - Zalina Dzandarova culla tra le braccia Alan, un bimbo che dorme col faccino appoggiato al suo petto. Questo è il figlio che Dzandarova è riuscita a salvare, anzi, il figlio che ha scelto di salvare. Letteralmente. Le immagini dell'altra piccola, Alana, una bimba di appena sei anni, la perseguitano: Alana che si appende al suo braccio, Alana che piange e che la chiama, Alana che singhiozza in lontananza mentre Dzandarova esce dalla Scuola Numero 1, stringendo tra le braccia il piccolo Alan di due anni. Giovedì i terroristi hanno consentito a 26 donne e bambini di andarsene. Circa la metà di loro, come Dzandarova, hanno ottenuto il permesso di portare con sé un figlio solo, lasciandosene un altro alle spalle.

    "Non volevo prendere questa decisione" racconta Zalina, sconvolta, nella casa del suocero, a poca distanza dalla scuola. "Tutti mi dicono di essere lieti che mio figlio ed io siamo in salvo, ma come posso essere felice se non so più niente della mia bambina?". La violenza spesso sceglie a caso le sue vittime. Molto più raro è che debba essere una madre a fare la scelta di Sophie, salvare un figlio lasciandone un altro davanti all'eventualità della morte.

    Mercoledì Dzandarova aveva accompagnato la figlia a scuola, per il suo primo giorno in prima elementare. Mentre gli alunni e i loro genitori si allineavano nell'atrio, hanno visto i terroristi fare irruzione nella scuola. La giovane donna si è messa a correre, cercando riparo con i figli in un'aula, ma è stata catturata insieme a tutti gli altri e condotta in palestra.
    In un primo tempo, stando a quanto racconta, a tutti è stato consentito di bere dai rubinetti, ma in seguito i rapitori l'hanno impedito. Senza acqua il latte in polvere fornito dai terroristi per i bambini ha dovuto essere somministrato a cucchiaiate direttamente in bocca. Anche dopo aver rotto i vetri della palestra, l'ambiente era torrido. In soli due giorni il problema si è fatto gravissimo: "Ci dicevano: vedete, i bambini non potranno sopravvivere perché non hanno acqua a sufficienza. Possiamo solo sperare che superino la notte... ".

    I guerriglieri, racconta la donna, correvano avanti e indietro nei locali, agitavano le pistole in faccia agli ostaggi, ordinavano e gridavano loro di stare immobili e stare zitti. Quando Alan ha iniziato a strillare per la fame Zalina è stata autorizzata a unirsi ad un gruppo di madri in un'altra stanza, dotata di rubinetti e più fresca.

    Giovedì, alle donne di quella stanza è stato comunicato che sarebbero state rilasciate. "Ci dissero di preparare velocemente le nostre cose e di portare con noi i bambini" continua Zalina. Poi è arrivato l'ordine: doveva scegliere tra suo figlio o sua figlia. Lei aveva con sé entrambi. Ha tentato di passare Alana alla cognata sedicenne, ma i guerriglieri se ne sono accorti e le hanno proibito di portare con sé la figlia maggiore. "Alana mi si è appesa al braccio, mi stringeva forte la mano. Loro ci hanno separato". Mi hanno detto: "Vattene col bambino. Lei può rimanere qui con tua sorella". Io ho pianto, li ho supplicati... Alana strillava, tutte le donne intorno a me piangevano. Uno dei ceceni allora ha detto: "Se non ve ne andate adesso, non ve ne andrete più. Rimarrete qui con i vostri figli e noi vi faremo fuori tutti". La scelta dunque era chiara: non potendo salvarli entrambi, Dzandarova poteva morire con i suoi due figli o salvare uno di loro e se stessa. "Non ho avuto tempo per pensare a quello che stavo facendo... mi sono stretta Alan forte al petto e sono uscita. Mentre camminavo sentivo alle mie spalle le urla di mia figlia. Mi chiamava, piangeva. Ho creduto che il cuore mi si sarebbe infranto in quell'istante".

    Zalina piange mentre parla. Le lacrime scendono su Alan, che dorme nelle sue braccia e che continua a dormire anche quando, cullandolo, ne scuote il corpicino con i suoi singhiozzi.

    P.S:Non ce la faccio più[SM=g27821] [SM=g27813]




    "Durante le esplosioni si è avvinghiata a un ragazzo
    Salva per miracolo. Senza di lui, forse non l'avrei mai più vista"
    Costretta a scegliere tra i figli
    trova viva la piccola sacrificata
    di KIM MURPHY


    BESLAN - Per la prima volta in 24 ore, venerdì Zalina Dzandarova ha smesso di sentirsi morta dentro. Ha riavuto la sua bambina, coperta di sangue, in stato di shock e disidratata. Ma viva. Il giorno precedente, i guerriglieri avevano costretto la giovane ventisettenne, madre di due bambini, a lasciare dietro di sé fra i singhiozzi la figlia di sei anni. Soltanto se avesse abbandonato Alana, le era stato intimato, avrebbe potuto portare via con sé verso la salvezza il piccolo Alan, di due anni.

    Tormentata dalla scelta, Zalina ha trascorso tutta la notte di giovedì a pensare a cosa stesse accadendo ad Alana nella palestra della scuola, dove era stata confinata insieme ad altri mille tra bambini e genitori terrorizzati. Si sentiva in colpa per tutto quello che la sua piccola stava vivendo. "Non potrò mai dimenticarlo - dice ora -, non sarò più la stessa".

    Alana ha raccontato alla mamma che un altro ostaggio, un ragazzo di quindici anni, l'ha salvata, portandola via con sé dalla palestra dopo che le mine collocate dai guerriglieri erano esplose mandando in fiamme il locale. "Mi ha detto che durante le esplosioni si è avvinghiata con tutte e due le braccia al ragazzo - spiega Zalina - implorandolo "Per favore, non lasciarmi qui"". Le stesse identiche parole che aveva rivolto alla madre ventiquattr'ore prima. "Se non fosse stato per lui, probabilmente non l'avrei mai più vista".

    Fuori dall'ospedale, dove Alana è stata ricoverata, Zalina ancora stenta a rendersi pienamente conto dell'accaduto: "Non mi pare vero che sia tutto finito e che entrambi i miei bambini siano vivi. Questo è un vero miracolo". E racconta la riunificazione: "Alana è stata felicissima di vedermi e di essere tornata insieme alla sua famiglia. Ci siamo abbracciate forte ed è stato come se un tutt'uno si ricomponesse dopo essere stato diviso".

    Come tutti, a Beslan, Zalina aveva trascorso la notte di giovedì e la mattinata di venerdì fuori dalla scuola. Quando le esplosioni all'interno dell'edificio hanno costretto le truppe russe a fare irruzione, Zalina e sua madre sono andate a piedi all'ospedale, camminando per chilometri, sperando di avere notizie di Alana. Lì hanno passato in rassegna tutte le tende dei feriti, senza esito. "Alla fine - è Zamira, la nonna, a parlare - l'abbiamo trovata proprio dentro l'ospedale. Indossava soltanto le mutandine ed era ricoperta di sangue. Ma non ha neppure un graffio... quello è il sangue di qualcun altro".

    www.repubblica.it

    P.S:Sono contenta, chissà come si sentiva in colpa la madre[SM=g27821]
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    Barbara23
    Post: 6.708
    Dany&LucaOfficialFanForever
    00 05/09/2004 12:04
    Meno male...[SM=g27824] povera madre avrebbe avuto x tutta la vita laceranti rimorsi di coscienza![SM=g27821]



    Luca Ward er mejo der mejo

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    kira1978
    Post: 13.386
    Dany&LucaOfficialFanForever
    00 05/09/2004 12:07
    Re:

    Scritto da: Barbara23 05/09/2004 12.04
    Meno male...[SM=g27824] povera madre avrebbe avuto x tutta la vita laceranti rimorsi di coscienza![SM=g27821]



    Verissimo, meno male che c'era quel ragazzo e che tutto alla fine, almeno per quella famiglia, si sia risolto per il meglio[SM=g27824]
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