Chiappucci: "Mi colpì per la tenacia"
A un anno dalla scomparsa di Marco Pantani, si moltiplicano gli attestati di stima nei confronti del Pirata. "Mantenere vivo il ricordo di Pantani è un dovere: è un campione che rimarrà sempre nel cuore di tutti - ha detto Claudio Chiappucci, primo capitano del romagnolo alla Carrera - Quando debuttò con me mi colpì per la tenacia e la determinazione che poi hanno contrassegnato tutta la sua carriera di atleta".
Simoni (AFP)
A poche ore dal primo anniversario della morte del "Pirata", si moltiplicano i ricordi di chi lo conobbe in vita, dal "rivale" Gilberto Simoni all'ex "storico" direttore sportivo Giuseppe Martinelli. "La mancanza di Marco l'ho sentita al Giro d'Italia - ha rivelato il ciclista trentino - Era una persona che lottava sempre. Bastava che ci fosse una salita e sapeva incendiare la corsa. In questo anno mi è mancato per come sapeva muovere e trascinare i suoi compagni. Con lui in gara la corsa era sempre viva". Simoni non si lascia prendere dalla 'tentazione" di santificare a posteriori l'avversario scomparso. "Sono sempre stato il suo rivale - ricorda - Mi piaceva batterlo, o almeno provarci. L'ho anche invidiato, per quello che faceva in bici. Ma la sua vita fuori dalla bicicletta non è mai stata il mio punto di riferimento".
"Marco è stato un capro espiatorio - spiega Martinelli - ma a livello regolamentare tante cose sono cambiate dopo di lui. Finalmente, dopo Madonna di Campiglio, si è deciso di fare qualcosa in più. Abbiamo pagato a caro prezzo il cambiamento, ma in ogni caso abbiamo capito che era necessario imboccare un'altra strada. Quando è successa la disgrazia sono stati tanti i pensieri che mi hanno attraversato la mente, ma col senno di poi ho capito che un pensiero non puo' cambiare le cose. Il ciclismo soffre ancora per aver perso uno dei suoi piu' grandi campioni: all'inizio della passata stagione sembrava che mancasse qualcosa alla partenza".
Una visione delle cose che non trova d'accordo Francesco Moser. "I corridori continuano a correre proprio come prima. Non credo che negli ultimi dodici mesi sia cambiato qualcosa. E' già da un po' di tempo che si è imboccata la strada del miglioramento. Non è stato il caso Pantani a cambiare le cose: Marco non è morto per il doping, ma per la droga. Forse bisognava far intervenire gente che si occupa di questi problemi, ma è facile parlare con il senno di poi".
[Modificato da cuoredialiante27 13/02/2005 14.54]