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Brutta disavventura per Luca

Ultimo Aggiornamento: 24/08/2007 11:03
01/08/2007 21:31
 
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KENYA, ITALIANI VITTIME DI UN'ORDINARIA FOLLIA GIUDIZIARIA 1/8/07
Riceviamo e pubblichiamo questa lettera-denuncia di un collega operatore televisivo e dei guai che sta passando in Kenya cui anche il Corsera ha dedicato nei giorni scorsi un articolo

Francesco Papa

Mercoledi' 1 Agosto 2007


Sono arrivato in Kenya insieme alla troupe il 23 giugno per girare un film per la televisione dal titolo THE AFRICAN GAME con protagonista Luca Ward, prodotto dalla Dania Film di Luciano Martino. ll regista e produttore esecutivo Massimo Tarantini era già sul posto dal 9 giugno con il direttore della fotografia, l'assistente operatore, l'aiuto regista, l'ispettore di produzione e la costumista. Con me viaggiava anche gran parte delle attrezzature tecniche di ripresa, circa 50 colli per un peso di 700 kg. Dopo aver iniziato il 24 giugno le riprese allo Tsavo Park e proseguito a Mombasa, siamo arrivati a Malindi mercoledì 4 luglio per teminare le restanti 3 settimane di produzione in Kenya.
Il giorno 6 luglio venerdì vengo portato alla stazione di polizia di Malindi insieme a Silvano Scasseddu responsabile degli effetti speciali e delle armi di scena, dove veniamo accusati di aver importato senza permesso armi da fuoco. Le armi in questione sono delle repliche di plastica usate come "props" e che sono state regolarmente spedite via cargo in Kenya dall'Italia e che incautamente la dogana ci ha rilasciato, non avvertendoci che le armi finte per la legge Keniota sono equiparate a quelle vere. Inoltre il nostro service locale, una società dal nome WAAS, che per altro non appare estremamente affidabile, anzi, omette di fornirci le necessarie informazioni tali da garentire il regolare andamento della produzione del film.
Puntualizzo che per le riprese del film abbiamo regolarmente esportato ed ottenuto i necessari permessi in Kenya per le armi vere che sono custodite sul set da tre ufficiali di polizia e tutte le sere messe in custodia nell'armeria della locale stazione di polizia!!!! Appena i poliziotti che scortano le armi vere ci fanno notare che anche quelle finte hanno bisogno di un permesso le consegniamo immediatamente a loro. Da quel momento verranno custodite per noi.
Alla stazione di polizia, dopo una intera giornata di interrogatori estenuanti e di via vai generale, veniamo finalmente rilasciati su cauzione e i nostri passaporti ritirati, dopo l'intervento di Marco Vancini (proprietario del Coral Key deove alloggiamoe di altri alberghi in Kenya, nonchè co-produttore del film), del console Roberto Macrì e di altri esponenti locali. Mercoledì 11 luglio i nostri passaporti e la cauzione vengono restituiti e la nostra accusa fatta cadere, attraverso una comunicazione della polizia investigativa al nostro avvocato Tukero Ole Kina che ci aveva assistito dal primo momento. Ci assicurano che tutto è risolto, possiamo continuare nel nostro lavoro e anzi ci viene anche permesso di ritirare le armi finte per utilizzarle sul set. Il permesso per queste armi viene nel frattempo richiesto e la pratica avviata.
Le riprese continuano con difficoltà ma vanno avanti fino al 18 luglio, quando sia io che Silvano veniamo di nuovo convocati in polizia, dove ci viene comunicato che siamo in arresto e che dobbiamo andare immediatamente in corte per il processo!!!!
L'avvocato Ole Kina è a Dubai e non può assisterci, Vancini è in Italia.... Viene trovato un sostituto. Tutti.... ci invitano a dichiarci colpevoli così da ottenere una lieve condanna pecuniaria e la fine del caso. Il tutto mi sembra poco credibile anche perchè riusciamo a leggere gli articoli della legge in cui si prevede una condanna fino a 6 mesi che può essere commutata in pena pecuniaria. Silvano ed il sottoscritto seguiamo il consiglio dell'avvocato sostituto e ci dichiariamo davanti alla corte NOT GUILTY, non colpevoli. L'udienza è una farsa con il giudice che fissa l'udienza successiva il 17 settembre e ci commina una cauzione di 500.000 scellini (6.000 euro). Veniamo sbattutti in una cella schifosa e maleodorante di urina insieme ad altri disgraziati africani in un contesto di degrado e sopprusi poco simpatico.
Si scatena la corsa a trovare la maniera di pagare la cauzione, che la corte non vuole in denaro ma con libretti di circolazione di autoveicoli. La giornata passa per noi nella cella del tribunale, fino a che non veniamo portati in stazione di polizia a passare la notte nella prigione. Riusciamo ad evitare le celle che sono in realtà una latrina, una cosa da non credere, convincendoli a seguito di varie "pressioni", a farci passare la notte nella stanza antistante dove soggiorna una nuvola impressionante di zanzare anofele. La produzione riesce a farci avere del cibo che distribuiamo anche ai detenuti e ai poliziotti.
Ad una certa ora si riesce a convincere il capo della polizia a farci dichiarare malati e a spedirci sotto scorta all'ospedale St. Peter dove riusciamo a dormire qualche ora su un vero letto.
Il giorno dopo veniamo riportati prima in polizia, poi caricati con altri 20 disperati su un pick-up Defender scoperto e trasportati in tribunale, dove veniamo sistemati sempre nella stessa cella, questa volta in compagnia di tre giovani prostitute. Altre ore di attesa snervante per riuscire a chiudere la pratica della cauzione. Le cose sembrano complicarsi ancora. Ad un certo punto arriva inaspettata una visita del capo della giustizia keniota che di passaggio all'aeroporto di Malindi diretto a Lamu, decide di visitare il tribunale. A quel punto le guardie ci tirano fuori di cella e di nascosto ci portano via per non farci vedere. Viene addirittura fermato un tuc tuc!!! quando giunge il fido Musioki con la Land Cruiser di produzione a riportarci in polizia!!!!!
Il giudice non torna e la cauzione non viene firmata. E' tardi e siamo ormai rassegnati....Finalmente alle 19 arrivano i nostri mentre erano sul punto di portarci alla prigione di Mtangani, vero girone dantesco.... 60 per cella di 4 metri x 4..... La cauzione è stata finalmente pagata e il giudice ha firmato...
Per il giorno dopo è fissata una nuova udienza, dove ci viene chiesto da tutti di dichiararci colpevoli al fine di ottenere solo una condanna pecuniaria. La cosa non ci convince. Il console insiste sull'argomento. Trattative frenetiche, tutti che dicono la loro, personaggi che si offrono di "mediare".....
Pare che l'accordo sia fatto.... siamo sempre meno convinti di dichiarci colpevoli. Ci sembra tutto troppo improvvisato e rischioso. Arriviamo al tribunale, ma il tempo passa e il giudice ritarda l'udienza. Meno male che arriva Ole Kina, che ha interrotto il suo viaggio a Dubai per risolvere la nostra questione. C'è molta confusione. Gli avvocati vengono chiamati dal giudice che non riesce a trovare la gazzetta ufficiale con gli emendamenti alla legge in oggetto promulgata nel 2003. Non si può procedere. Il tutto viene rimandato.
Ole Kina finalmente può rendersi conto delle accuse mosse nei nostri confronti e così passo l'intero pomeriggio nel suo ufficio ad aiutarlo a preparare il documento in nostra difesa da presentare allo State Council per convincerlo ad adoperarsi presso la loro Procura Generale al fine di far cadere le accuse nei nostri confronti. Inoltre arrivano informazioni discordanti sull'emendamento dell'articolo su cui si fonda la nostra accusa, pare che la pena preveda un minimo di 7 anni di carcere fino ad un massimo di 15, non commutabile in una pena pecuniaria!!!!!!!
Adesso siamo qui prigionieri dello Stato del Kenya, con un'accusa molto grave in attesa di essere processati. Il reato in questione non può essere ascritto a Silvano e il sottoscritto. Primo perchè quando è stata consegnate la spedizione il 19 di giugno noi non eravamo ancora in Kenya, infatti siamo arrivati solo il 23. Inoltre noi non siamo la Dania Film, ma solo dei dipendenti con contratto a termine, che ha per data di inizio il 22 giugno!!! Inoltre vi era in Kenya una persona che gerarchicamente era in una posizione superiore alla mia, il regista e produttore Massimo Tarantini, che per di più si trovava a Nairobi il 19 giugno fuori dalla dogana dell'aeroporto a ritirare la spedizione cargodall'Italia!!!!!!!!!
Se il reato c'è è stato commesso alla dogana di Nairobi il 19 giugno da chi ha omesso di verificare il contenuto delle casse, che avrebbe impedito l'entrata in Kenya delle armi di plastica di scena, in attesa di ottenere il necessario permesso, esattamente come è accaduto per quelle vere. Si tratta quindi di un grave atto di discriminazione e di limitazione dei diritti della persona perpetuato nei confronti di italiani che come unica colpa hanno avuto quella di essere venuti in Kenya a lavorare per la produzione di un film. Adesso non sappiamo quando mai i nostri passaporti ci verranno restituiti e potremmo fare ritorno in Italia.
Sarà nostra intenzione denunciare alla corte internazionale dell'Aia questo abuso nei nostri confronti e chiedere un risarcimento per l'ingiusta confisca dei passaporti, della limitazione delle libertà personali e violazione dei diritti umani.


fonte: www.lettera22.it


io nn ho parole [SM=x410679] non ho parole!

è successo prima del 25 sicuro. nn capisco perchè nessuno ne parli, oltre il tg5 intendo. che schifo di paese! che schifo di paese!
le persone che di loro spontanea volontà si vanno a cacciare nelle mani dei talebani devono essere tratte in salvo a qualsiasi costo (economico e in termini di criminali messi in libertà), mentre questi due poveri cristi devono essere lasciati in balia di un'accusa assurda e di giudici che nn riescono a trovare nemmeno una gazzetta ufficiale per verificare il capo d'accusa. che schifo che facciamo! la farnesina dorme x caso? quando si muove?


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