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Brutta disavventura per Luca

Ultimo Aggiornamento: 24/08/2007 11:03
31/07/2007 13:50
 
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Dany&LucaOfficialFan
Questa notizia l'ho sentita dal Tg5: sembra che Luca fosse in Kenya per girare un film thriller poliziesco, dal titolo "Playheart" (credo!)quando il produttore el'addetto agli affetti speciali del film sono stati arrestati dalla polizia locale ...colpevoli di traffico illegali di armi...e quei poveretti hanno spiegato che si trattava di ARMI FINTE, armi giocattolo...ma non c'è stato niente da fare...la polizia li ha arrestati...ovviamente le riprese del film sono state sospese...e Luca ha fatto ritorno con il resto della troupe in Italia....accidenti ma questa storia è assurda [SM=x410680] roba da ma [SM=x410680] tti


WHAT A WONDERFUL WARD !!!!!!
31/07/2007 14:21
 
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Aiuto!!!!!!!!!

Che brutta storia!!!!!!!!1
31/07/2007 15:12
 
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Armi giocattolo in Kenya, arrestati 2 italiani
La disavventura di due cineasti: sono stati imprigionati a Malindi a causa dei fucili di plastica utilizzati per le riprese di un nuovo film

MALINDI (Kenya) – L’accusa è grave: traffico d’armi. La pena che rischiano è pesante: da sette a quindici anni di carcere. Il comico (o tragico) di tutto è che le armi in questione sono di plastica, usate per girare un film, «Play Hard», rititolato «The American Game», un poliziesco ambientato sulla costa e in un parco kenioti. Il produttore esecutivo, Francesco Papa, e l’organizzatore degli effetti speciali, Silvano Scasseddu, ai quali è contestato il reato, sono finiti in cella a Malindi. Ora, in attesa di giudizio, privati del passaporto, sebbene a piede libero, sono costretti quindi a restare in Kenya.


ATTORI IN FUGA - Gli attori (i protagonisti Luca Ward, Bryony Afferson e Rachel Grant) e il regista (Michele Massimo Tarantini, noto soprattutto per i film cult boccacceschi di gran successo negli anni ’70) sono scappati con tutta la troupe e rientrati precipitosamente in Italia. Papa e Scasseddu sono molto conosciuti nel mondo del cinema. Il primo ha lavorato - e lavora ancora - con Franco Zeffirelli, mentre Scasseddu è un mago degli effetti speciali. Ha realizzato, tra l’altro, alcuni dei film di James Bond e «Gangs of New York» e a lui si rivolgono le grandi major americane quando devono organizzare scene d’azione particolarmente spettacolari. Per questo è stato chiamato anche sul set di «Black Hawk Down», il film, girato in Marocco, che racconta la clamorosa sconfitta degli americani a Mogadiscio nell’ottobre 1993.
Silvano Scasseddu
Silvano Scasseddu
L'INGAGGIO - Il 22 giugno Papa e Scasseddu vengono ingaggiati nel cast di Play Hard dalla Dania film, di Luciano Martino, una società che produce pellicole, anche di successo, da oltre 40 anni. Il giorno successivo sono già in Kenya. Qualche giorno prima, il 19, erano arrivate le armi. Quelle vere, ma modificate per sparare a salve, con tutti i regolari permessi. Quelle di plastica senza nessun documento di importazione. La Dania film aveva incaricato di organizzare il set, e quindi di provvedere alle pratiche di importazione temporanea una società locale, la Waas (World Airort Assistent Service) di Nairobi, la capitale del Kenya. La Waas aveva chiesto alle autorità tutti i permessi necessari a far entrare nel Paese le armi vere. Per le riproduzioni invece nulla. La Swiftlink Freight Services, delegata materialmente a ritirare all’aeroporto di Nairobi il materiale, si era trovata davanti a doganieri titubanti. Alla fine la merce era passata – ma senza documenti - grazie all’intervento personale del regista e produttore del film, Michele Tarantini.
POLIZIA SUL SET - Il set viene allestito nel parco dello Tsavo Est e il 24 giugno cominciano le riprese. Il 29 il sergente John Nunda Torori porta sul posto le armi vere, che aveva preso in consegna a Nairobi, e prende possesso anche di quelle giocattolo. La polizia è sempre presente e controlla che tutto proceda regolarmente. Alla sera, finito il lavoro, le armi, quelle vere e le riproduzioni, vengono riportate in caserma e custodite in armeria. Gli agenti si divertono come matti il giorno in cui Scasseddu fa esplodere una fuoristrada in azione in mezzo alla savana. E’ una scena particolarmente spettacolare che manda in visibilio le decine di comparse, aiutanti e operai presenti.
IL PRIMO ARRESTO - Sono oltre duecento gli impiegati kenioti assunti, anche se a termine, dalla Dania film. Tutti felici di quel lavoro (in Kenya la disoccupazione è endemica) finché il 6 luglio la polizia all’alba si presenta al Coral Key, villaggio turistico dove alloggia la troupe, con un mandato d’arresto per Francesco Papa e Silvano Scasseddu. A nulla valgono le proteste d’innocenza sommate al fatto che i due non sono né i proprietari della Dania, né i responsabili dell’importazione delle armi, ma solo due impiegati assunti meno di un mese prima e arrivati in Kenya dopo lo sdoganamento delle armi: vengono portati in cella. Gli amici chiamano un avvocato, Tukero Ole Kina, che negozia il rilascio dietro pagamento di una cauzione di 75 mila scellini (poco più di 800 euro a testa).
IN CARCERE - Il 7 continuano le riprese del film. Si lavora di lena, anche la domenica, per recuperare il tempo perduto, finché l’11 luglio gli agenti compaiono con i passaporti e la cauzione. Restituiscono tutto con tante scuse: «Siete prosciolti», annunciano. Assicurano che tutto è risolto ed è accordato il permesso verbale di utilizzare anche le armi finte. D’accordo con la polizia vengono avviate le pratiche per richiedere i permessi per la loro importazione temporanea. Ma la situazione precipita il 18 luglio, quando i due vengono riconvocati in caserma con uno stratagemma: «Il comandante in persona vuole scusarsi con voi». E’ una trappola. Papa, che ci cade in pieno, viene arrestato appena mette piede negli uffici. Scasseddu, più sospettoso, viene portato dentro qualche ora dopo.
IL PROCESSO - Il processo è immediato, per direttissima. Qualcuno consiglia ai due accusati di dichiarasi colpevoli («così pagate una multa, vi rilasciano e scappate»), ma loro preferiscono seguire le indicazioni dell’avvocato, che giustamente sospetta l’impossibilità di risolvere tutto con una multa. Davanti al giudice contestano il capo d’accusa: «Siamo innocenti». Comincia la farsa. I magistrati frugano tra scartoffie e faldoni impolverati fino all’inverosimile, alla ricerca degli articoli del codice che puniscono il reato contestato a Papa e Scasseddu. Poi comincia il tira-molla sulla data della prossima udienza. «Novembre», annuncia il giudice. «Prima, prima», implora l’avvocato degli imputati, John Khamiwua, subentrato all’avvocato Tukero Ole Kina, in vacanza a Dubai. L’accordo viene raggiunto: il processo ricomincerà il 17 settembre.
CAUZIONE CERCASI - Intanto i due italiani vengono sbattuti nella cella del tribunale – schifosa e impregnata di urina – assieme ad altri disgraziati africani tra cui un paio di ragazzini. Ma rischiano di finire nella ben peggiore prigione di M’Tagani, un fetido e puzzolente lager alla periferia di Malindi dove convivono prostitute, assassini, pedofili, ubriaconi, banditi, teppisti, terroristi e comunque l’umanità derelitta e delinquente della costa keniota, se qualcuno non pagherà la cauzione di 500 mila scellini a testa (poco meno di 5.500 euro). Il giudice non vuole contanti ma chiede garanzie. Marco Vancini, italiano con passaporto keniota, che aveva pagato la prima cauzione, coproduttore del film e proprietario di villaggi turistici, tra cui il Coral Key, è in Italia. Uno straniero non può dare garanzie. Serve un locale ma non si trova.
«ACCUSE PRETESTUOSE» - Papa e Scasseddu – causa un provvidenziale malore - evitano la sconvolgente esperienza del lager e vengono mandati a dormire al Saint Peter Hospital. L’indomani mattina di nuovo in cella, questa volta con tre prostitute. Solo a tarda sera, mentre stanno per essere trasferiti nel girone dantesco di M’Tagani, il giudice accetta come cauzione i libretti di circolazione di due auto noleggiate dalla troupe. «La pretestuosità delle accuse – spiega l’avvocato Ole Kina – è chiara. I miei clienti non c’entrano nulla. Il reato c’è, perché in Kenya non si possono importare armi finte senza autorizzazione, ma non è stato commesso da loro».
NUOVA UDIENZA - Domani, primo agosto, i due si dovranno presentare in tribunale. Non è un’udienza ma una “mention”, solo una comparsa davanti al giudice per mostrare che non sono scappati. Poi arrivederci al 17 settembre se non interverrà la nostra diplomazia a smuovere la situazione. Finora c’è stata una nota verbale datata 19 luglio della nostra ambasciata al Ministero degli Esteri keniota, «che se ne sta occupando e farà avere un rapporto alla nostra legazione di Nairobi», spiegano all’ufficio stampa della Farnesina. Non è però stato convocato l’ambasciatore del Kenya a Roma per fargli notare come le responsabilità penali siano personali e i due al momento dell’importazione delle armi non erano neppure assunti dalla Dania film.
IL PRECEDENTE - Il Kenya – secondo l’organizzazione indipendente Trasparency International – è uno dei Paesi più corrotti dell’Africa. Sono frequenti le connivenze tra politici, giudici, polizia, doganieri e apparati dello Stato denunciate quasi quotidianamente dei giornali locali. La vicenda di Papa e Scasseddu richiama alla mente quanto accaduto nel 2004 a Estella e Angelo Ricci. Accusati di un colossale traffico di droga i coniugi furono dichiarati innocenti un anno fa, dopo ben 19 mesi di carcere duro. Più tardi si scoprì, tra le altre cose, che qualcuno, accusandoli, voleva impadronirsi delle case che avevano a Malindi. Luciano Martino, il proprietario della Dania film, sulla costa keniota possiede alcune ville. L’ultima bellissima e moderna comprata proprio poco tempo fa.
Massimo A. Alberizzi

fonte: www.corriere.it



stavo guardando il tg5 e nn potete capire, io non sapevo nemmeno che fosse lì a girare [SM=x410700] , appena hanno iniziato a parlare di attori italiani mi si è fermato il cuore...lo sapevo, lo sapevo sul serio [SM=x410700] nn so come [SM=x410668] mamma che paura!


01/08/2007 15:24
 
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C'era luca al tg5...vedo se per caso riesco a trovare il servizio [SM=g27821]


01/08/2007 16:39
 
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ragazze,la notizia l'ho sentita anch'io...ma quando è successo il fattaccio? perchè mercoledì 25 luglio lui era a soverato al magna graecia film festival,forse era già capitato...
01/08/2007 21:31
 
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KENYA, ITALIANI VITTIME DI UN'ORDINARIA FOLLIA GIUDIZIARIA 1/8/07
Riceviamo e pubblichiamo questa lettera-denuncia di un collega operatore televisivo e dei guai che sta passando in Kenya cui anche il Corsera ha dedicato nei giorni scorsi un articolo

Francesco Papa

Mercoledi' 1 Agosto 2007


Sono arrivato in Kenya insieme alla troupe il 23 giugno per girare un film per la televisione dal titolo THE AFRICAN GAME con protagonista Luca Ward, prodotto dalla Dania Film di Luciano Martino. ll regista e produttore esecutivo Massimo Tarantini era già sul posto dal 9 giugno con il direttore della fotografia, l'assistente operatore, l'aiuto regista, l'ispettore di produzione e la costumista. Con me viaggiava anche gran parte delle attrezzature tecniche di ripresa, circa 50 colli per un peso di 700 kg. Dopo aver iniziato il 24 giugno le riprese allo Tsavo Park e proseguito a Mombasa, siamo arrivati a Malindi mercoledì 4 luglio per teminare le restanti 3 settimane di produzione in Kenya.
Il giorno 6 luglio venerdì vengo portato alla stazione di polizia di Malindi insieme a Silvano Scasseddu responsabile degli effetti speciali e delle armi di scena, dove veniamo accusati di aver importato senza permesso armi da fuoco. Le armi in questione sono delle repliche di plastica usate come "props" e che sono state regolarmente spedite via cargo in Kenya dall'Italia e che incautamente la dogana ci ha rilasciato, non avvertendoci che le armi finte per la legge Keniota sono equiparate a quelle vere. Inoltre il nostro service locale, una società dal nome WAAS, che per altro non appare estremamente affidabile, anzi, omette di fornirci le necessarie informazioni tali da garentire il regolare andamento della produzione del film.
Puntualizzo che per le riprese del film abbiamo regolarmente esportato ed ottenuto i necessari permessi in Kenya per le armi vere che sono custodite sul set da tre ufficiali di polizia e tutte le sere messe in custodia nell'armeria della locale stazione di polizia!!!! Appena i poliziotti che scortano le armi vere ci fanno notare che anche quelle finte hanno bisogno di un permesso le consegniamo immediatamente a loro. Da quel momento verranno custodite per noi.
Alla stazione di polizia, dopo una intera giornata di interrogatori estenuanti e di via vai generale, veniamo finalmente rilasciati su cauzione e i nostri passaporti ritirati, dopo l'intervento di Marco Vancini (proprietario del Coral Key deove alloggiamoe di altri alberghi in Kenya, nonchè co-produttore del film), del console Roberto Macrì e di altri esponenti locali. Mercoledì 11 luglio i nostri passaporti e la cauzione vengono restituiti e la nostra accusa fatta cadere, attraverso una comunicazione della polizia investigativa al nostro avvocato Tukero Ole Kina che ci aveva assistito dal primo momento. Ci assicurano che tutto è risolto, possiamo continuare nel nostro lavoro e anzi ci viene anche permesso di ritirare le armi finte per utilizzarle sul set. Il permesso per queste armi viene nel frattempo richiesto e la pratica avviata.
Le riprese continuano con difficoltà ma vanno avanti fino al 18 luglio, quando sia io che Silvano veniamo di nuovo convocati in polizia, dove ci viene comunicato che siamo in arresto e che dobbiamo andare immediatamente in corte per il processo!!!!
L'avvocato Ole Kina è a Dubai e non può assisterci, Vancini è in Italia.... Viene trovato un sostituto. Tutti.... ci invitano a dichiarci colpevoli così da ottenere una lieve condanna pecuniaria e la fine del caso. Il tutto mi sembra poco credibile anche perchè riusciamo a leggere gli articoli della legge in cui si prevede una condanna fino a 6 mesi che può essere commutata in pena pecuniaria. Silvano ed il sottoscritto seguiamo il consiglio dell'avvocato sostituto e ci dichiariamo davanti alla corte NOT GUILTY, non colpevoli. L'udienza è una farsa con il giudice che fissa l'udienza successiva il 17 settembre e ci commina una cauzione di 500.000 scellini (6.000 euro). Veniamo sbattutti in una cella schifosa e maleodorante di urina insieme ad altri disgraziati africani in un contesto di degrado e sopprusi poco simpatico.
Si scatena la corsa a trovare la maniera di pagare la cauzione, che la corte non vuole in denaro ma con libretti di circolazione di autoveicoli. La giornata passa per noi nella cella del tribunale, fino a che non veniamo portati in stazione di polizia a passare la notte nella prigione. Riusciamo ad evitare le celle che sono in realtà una latrina, una cosa da non credere, convincendoli a seguito di varie "pressioni", a farci passare la notte nella stanza antistante dove soggiorna una nuvola impressionante di zanzare anofele. La produzione riesce a farci avere del cibo che distribuiamo anche ai detenuti e ai poliziotti.
Ad una certa ora si riesce a convincere il capo della polizia a farci dichiarare malati e a spedirci sotto scorta all'ospedale St. Peter dove riusciamo a dormire qualche ora su un vero letto.
Il giorno dopo veniamo riportati prima in polizia, poi caricati con altri 20 disperati su un pick-up Defender scoperto e trasportati in tribunale, dove veniamo sistemati sempre nella stessa cella, questa volta in compagnia di tre giovani prostitute. Altre ore di attesa snervante per riuscire a chiudere la pratica della cauzione. Le cose sembrano complicarsi ancora. Ad un certo punto arriva inaspettata una visita del capo della giustizia keniota che di passaggio all'aeroporto di Malindi diretto a Lamu, decide di visitare il tribunale. A quel punto le guardie ci tirano fuori di cella e di nascosto ci portano via per non farci vedere. Viene addirittura fermato un tuc tuc!!! quando giunge il fido Musioki con la Land Cruiser di produzione a riportarci in polizia!!!!!
Il giudice non torna e la cauzione non viene firmata. E' tardi e siamo ormai rassegnati....Finalmente alle 19 arrivano i nostri mentre erano sul punto di portarci alla prigione di Mtangani, vero girone dantesco.... 60 per cella di 4 metri x 4..... La cauzione è stata finalmente pagata e il giudice ha firmato...
Per il giorno dopo è fissata una nuova udienza, dove ci viene chiesto da tutti di dichiararci colpevoli al fine di ottenere solo una condanna pecuniaria. La cosa non ci convince. Il console insiste sull'argomento. Trattative frenetiche, tutti che dicono la loro, personaggi che si offrono di "mediare".....
Pare che l'accordo sia fatto.... siamo sempre meno convinti di dichiarci colpevoli. Ci sembra tutto troppo improvvisato e rischioso. Arriviamo al tribunale, ma il tempo passa e il giudice ritarda l'udienza. Meno male che arriva Ole Kina, che ha interrotto il suo viaggio a Dubai per risolvere la nostra questione. C'è molta confusione. Gli avvocati vengono chiamati dal giudice che non riesce a trovare la gazzetta ufficiale con gli emendamenti alla legge in oggetto promulgata nel 2003. Non si può procedere. Il tutto viene rimandato.
Ole Kina finalmente può rendersi conto delle accuse mosse nei nostri confronti e così passo l'intero pomeriggio nel suo ufficio ad aiutarlo a preparare il documento in nostra difesa da presentare allo State Council per convincerlo ad adoperarsi presso la loro Procura Generale al fine di far cadere le accuse nei nostri confronti. Inoltre arrivano informazioni discordanti sull'emendamento dell'articolo su cui si fonda la nostra accusa, pare che la pena preveda un minimo di 7 anni di carcere fino ad un massimo di 15, non commutabile in una pena pecuniaria!!!!!!!
Adesso siamo qui prigionieri dello Stato del Kenya, con un'accusa molto grave in attesa di essere processati. Il reato in questione non può essere ascritto a Silvano e il sottoscritto. Primo perchè quando è stata consegnate la spedizione il 19 di giugno noi non eravamo ancora in Kenya, infatti siamo arrivati solo il 23. Inoltre noi non siamo la Dania Film, ma solo dei dipendenti con contratto a termine, che ha per data di inizio il 22 giugno!!! Inoltre vi era in Kenya una persona che gerarchicamente era in una posizione superiore alla mia, il regista e produttore Massimo Tarantini, che per di più si trovava a Nairobi il 19 giugno fuori dalla dogana dell'aeroporto a ritirare la spedizione cargodall'Italia!!!!!!!!!
Se il reato c'è è stato commesso alla dogana di Nairobi il 19 giugno da chi ha omesso di verificare il contenuto delle casse, che avrebbe impedito l'entrata in Kenya delle armi di plastica di scena, in attesa di ottenere il necessario permesso, esattamente come è accaduto per quelle vere. Si tratta quindi di un grave atto di discriminazione e di limitazione dei diritti della persona perpetuato nei confronti di italiani che come unica colpa hanno avuto quella di essere venuti in Kenya a lavorare per la produzione di un film. Adesso non sappiamo quando mai i nostri passaporti ci verranno restituiti e potremmo fare ritorno in Italia.
Sarà nostra intenzione denunciare alla corte internazionale dell'Aia questo abuso nei nostri confronti e chiedere un risarcimento per l'ingiusta confisca dei passaporti, della limitazione delle libertà personali e violazione dei diritti umani.


fonte: www.lettera22.it


io nn ho parole [SM=x410679] non ho parole!

è successo prima del 25 sicuro. nn capisco perchè nessuno ne parli, oltre il tg5 intendo. che schifo di paese! che schifo di paese!
le persone che di loro spontanea volontà si vanno a cacciare nelle mani dei talebani devono essere tratte in salvo a qualsiasi costo (economico e in termini di criminali messi in libertà), mentre questi due poveri cristi devono essere lasciati in balia di un'accusa assurda e di giudici che nn riescono a trovare nemmeno una gazzetta ufficiale per verificare il capo d'accusa. che schifo che facciamo! la farnesina dorme x caso? quando si muove?


24/08/2007 11:03
 
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(AGI) - Roma, 23 ago. - "Liberi anche grazie a Emilio Fede, Flavio Briatore e Naomi Campbell". Cosi' Francesco Papa e Silvano Scasseddu, i due italiani arrestati in Kenya lo scorso 18 luglio durante le riprese del thriller "The African Game" perche' in possesso di armi-replica che sarebbero servite durante alcune delle riprese. Lo rivela il sito del settimanale Tv Sorrisi e Canzoni (www.sorrisi.com).
Papa e' uno dei produttori del film, mentre Scasseddu e' un mago degli effetti speciali. L'accusa contro di loro, importazione illegale di armi, si riferiva alle repliche (in gomma e plastica) di fucili e pistole usati per le riprese.
Armi finte, dunque, regolarmente importate dall'Italia, ma sdoganate senza il necessario permesso. E quest'ultimo particolare aveva innescata la vicenda giudiziaria dei due italiani con l'intervento della polizia locale. La situazione si e' sbloccata nelle ultime ore grazie all'intervento dell'ambasciata, di alcuni esponenti della politica italiana e anche - riferisce il sito - all'interessamento di tre personaggi noti, quali Emilio Fede, Flavio Briatore e Naomi Campbell. Il primo, amico di Papa, ha chiesto con decisione l'interessamento dell'amico Briatore, che in Kenya ha una lussuosa residenza e interessi economici. La fotomodella, anni fa compagna dello stesso Briatore, ha scritto a sua volta un accalorato appello sulle pagine del Sunday Nation, il piu' letto quotidiano domenicale del Kenya. "Tutti questi fattori hanno contribuito alla nostra liberazione e alla imminente restituzione dei nostri passaporti", spiega Papa, che attualmente si trova ancora in Kenya con Scasseddu in attesa di imbarcarsi su un volo per Nairobi. Da qui i due cercheranno nelle prossime ore il primo volo per l'Europa. Probabile gia' domani il rientro in Italia. "Sentiamo il bisogno di ringraziare gli esponenti del governo italiano che si sono occupati della questione, e in particolare gli onorevoli Antonio Satta e Nino Strano, che si sono spesi per noi. La nostra gratitudine va in pari misura a loro, all'ambasciata, a Fede, a Briatore e anche alla Campbell".
Il produttore aggiunge inoltre "siamo stati in cella tre giorni, e non posso negare che a un certo punto abbiamo iniziato ad avere paura. Eravamo incriminati per un reato che in Kenya prevede fino a 14 anni di reclusione e non potevamo essere certi che l'evidenza dei fatti emergesse in tutta la sua chiarezza". Nonostante le riprese del film 'The African Game', con Luca Ward, siano state nel frattempo completate a Cinecitta' ("senza di noi, ma il cinema e' cosi': nessuno e' indispensabile"), Francesco Papa ha intenzione di tornare presto in Kenya. "Si e' trattato solo di un incidente. La gente e' ospitale e il paesaggio e' magnifico. Mi piacerebbe tornare con mio figlio per fare un bel safari", conclude Papa. (AGI)



finalmente


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